Considerando il contesto della nostra celebrazione del 400° anniversario della fondazione della Congregazione della Missione, ci sono alcune parole chiave delle letture che abbiamo ascoltato, sulle quali possiamo concentrarci per percepire ciò che lo Spirito di Dio vuole dire a noi oggi, come membri della Congregazione e come membri della Famiglia Vincenziana.
Nella prima lettura, tratta dal libro degli Atti degli Apostoli, il contesto è quello della Pentecoste, il giorno in cui lo Spirito del Signore risorto toccò il cuore di Pietro e dei suoi compagni, dando loro la capacità di parlare con forza, con coraggio a un’esperienza fresca nel cuore e nella mente. Il fatto che il Signore e Salvatore del mondo fosse stato ucciso perché si opponevano al suo insegnamento del Regno di Dio. Gli apostoli difendevano non solo Gesù Cristo, ma anche il suo messaggio del Regno di Dio.
Questa lettura è ciò su cui avevamo riflettuto il Lunedì di Risurrezione, lo stesso giorno in cui è morto Papa Francesco, in senso profetico perché questa fermezza con cui Pietro e i suoi compagni hanno parlato, è la stessa fermezza che si è manifestata nella predicazione di Papa Francesco. La fermezza di affrontare le situazioni con il desiderio di rinnovare la nostra chiesa, provocando a volte molte opposizioni e purtroppo, non solo in ambito civile ma anche all’interno della chiesa.
Papa Francesco è stato una sfida per i tradizionalisti, perché ha messo in evidenza, proprio come Gesù Cristo, l’aspetto umano della nostra fede, che a volte è assente in alcune delle nostre tradizioni.
Il Vangelo di oggi si rivolge ai discepoli missionari di allora e ovviamente ai discepoli missionari del nostro tempo. La parola chiave è “andava”, Gesù andava insegnando, annunciando la parola del Vangelo del Regno e guarendo. È un’azione in uscita. Siamo invitati a uscire dalla nostra zona di comfort per andare alle periferie del nostro mondo, alle persone più bisognose di amore, di compassione, della presenza di chi è solidale con loro.
Proseguendo nel Vangelo si legge che: “quando Gesù vide le folle ne ebbe compassione”. Vedere: Gesù ha sperimentato la realtà in cui viveva la gente. Secondo la mia esperienza, la Chiesa in America Latina è seriamente intenzionata a vedere la realtà della gente. In base alla dottrina della Chiesa del Vaticano II, la Chiesa dell’America Latina è stata una delle poche a mettere continuamente in relazione la dottrina con la realtà. E non solo una volta, ma ogni pochi anni rivalutava il vivere la fede alla luce della realtà che il popolo di Dio stava vivendo.
Credo sia sufficiente dire che la sfida per noi e per la Famiglia Vincenziana, nel quadro dei 400 anni, è quella di vedere, conoscere in profondità e analizzare la realtà in cui vive il nostro popolo.
Questa esperienza della realtà dei poveri è ciò che ha ispirato San Vincenzo a fondare la Congregazione con l’esperienza di Foleville, il 25 gennaio 1617 e circa otto mesi dopo a Chatillon. Il dolore della gente provocò in Vincenzo una vera conversione. Fratelli, se vogliamo rinnovare quello che è il nostro carisma, dobbiamo sentire la realtà di coloro che serviamo, non solo con i sentimenti ma con azioni che promuovano la loro dignità di figli amati del Signore.
La Parola di Dio ci invita a riflettere sulla nostra condizione di discepoli missionari; se siamo disposti ad andare dove c’è bisogno, dove la Madre Chiesa ci invita, come faceva San Vincenzo, che incoraggiava i suoi confratelli ad “andare fino all’India”, cioè dove ci sono i più abbandonati.
Dobbiamo chiederci: siamo disposti ad andare, siamo disposti a unirci a questa Chiesa per uscire?
Ho avuto conversazioni con giovani confratelli. Ho percepito in loro il desiderio di andare in missione, di incontrare la realtà dei poveri. Tuttavia, la risposta dei loro superiori è solitamente: sono troppo giovani e inesperti. Preferiscono aspettare qualche anno in più perché acquisiscano maggiore esperienza. Si scopre che, con il passare del tempo, diventa sempre più comodo e difficile per loro lasciare tutto per andare dai poveri.
Dobbiamo chiederci se siamo più preoccupati di tenerci stretto ciò che abbiamo, invece di essere più aperti alla mobilità, a muoverci come Gesù stesso ci invita a fare.
Siamo una Congregazione missionaria internazionale, ma può darsi che la struttura della Provincia sia un ostacolo alla realizzazione di questo essere missionario in movimento. È possibile che questa struttura della Provincia debba essere rivista o ristrutturata?
Il mondo sta gridando, i nostri signori e padroni stanno soffrendo, con chi siamo solidali, con chi sosteniamo, con chi camminiamo, con chi camminiamo?
Abbiamo posto molta enfasi sulla promozione vocazionale dalla nostra ultima assemblea generale, cos’è che muove i giovani, cos’è che li attrae alla Congregazione, cos’è che li attrae alla Congregazione, cos’è che li attrae alla Congregazione? Secondo me è la missione. Dobbiamo dare loro la possibilità di partecipare alle missioni, di conoscere la realtà delle persone che si trovano in condizioni a volte più difficili di quelle che loro stessi hanno vissuto. Che vedano l’ambiente dei loro fratelli e sorelle, perché non troveranno questa realtà approfondita nei media, che spesso schiavizzano i giovani invece di renderli consapevoli.
Siamo invitati dalla Chiesa a vivere in uno spirito di sinodalità, con la pratica dell’ascolto e del dialogo con lo Spirito. Condividendo con i confratelli di tutte le età, con i laici, con coloro con cui collaboriamo, cosa ascoltiamo? E, soprattutto, cosa ascoltiamo dai nostri signori e maestri, ci provoca a uscire dalla nostra zona di comfort o siamo tentati di mantenere lo status quo, di mantenere le cose come sono, invece di rispondere al dinamismo dello Spirito?
Cosa ci permette di ascoltare il grido dei poveri? Per San Vincenzo era la situazione vissuta nel suo tempo. La sofferenza della gente è ciò che ha toccato la sua mente, il suo cuore, e ha provocato l’inizio di qualcosa che non si aspettava nemmeno.
Non siamo solo noi a celebrare questi 400 anni, ma un intero esercito di persone che desiderano vivere insieme ai poveri la realtà del regno di Dio. Questo esercito è composto dai diversi rami della Famiglia Vincenziana, dalle confraternite, da altre organizzazioni e da persone di buona volontà. Tutti noi dobbiamo essere aperti ad ascoltare come lo Spirito vuole muoverci verso gli emarginati, gli esclusi, gli oppressi, gli abbandonati e gli scartati.
Il messaggio che Papa Francesco ci ha lasciato, dando inizio a questa Celebrazione del 400° Anniversario, ci ha ispirato a essere Buona Novella per i poveri e, anche ora dal cielo, egli stesso intercede per noi affinché continuiamo la missione di Gesù Cristo: evangelizzare e promuovere la carità, sacerdoti e laici, con la stessa semplicità con cui ci invita a lasciare tutto e andare ai poveri. È lo zelo apostolico che ci apre al fuoco dello Spirito Santo, accendendo non solo i nostri cuori, ma anche quelli di tutta la famiglia vincenziana e non solo.
Ciò che ispirò San Vincenzo fu un bisogno spirituale: la profonda confessione di un contadino e poi un bisogno corporeo di una famiglia sofferente. Entrambe le esperienze hanno portato a un cambiamento, cioè a una trasformazione della vita di queste persone.
Con questo bel carisma che abbiamo ricevuto dallo Spirito di Gesù Risorto, dalle mani di Vincenzo de’ Paoli e compagnia, dobbiamo chiederci se stiamo davvero vedendo e rispondendo alle nuove povertà del nostro tempo. Non c’è paese, non c’è luogo al mondo che possa sfuggire alla povertà più forte, che è la migrazione. La mobilità umana è un diritto, e purtroppo vediamo con tristezza che sono costretti a lasciare i loro Paesi. In alcuni Paesi i nostri fratelli e sorelle vengono espulsi e persino respinti, trovando le frontiere chiuse.
Dove sono i nostri pensieri e i nostri cuori di fronte a queste realtà? Cosa stiamo facendo per rispondere a questa nuova povertà? E alle altre povertà ad essa collegate?
Stiamo vivendo una crisi di leadership ovunque nel mondo, quindi cosa stiamo facendo noi, come leader ispirati dalla fede, dalla speranza e dall’amore, soprattutto in questo anno giubilare, in cui siamo in pellegrinaggio?
Siamo chiamati a incoraggiarci a vicenda. Al tempo di San Vincenzo, egli fu incoraggiato da persone esterne, come Madame de Gondi, che con le sue reali necessità incoraggiò San Vincenzo ad accompagnare i poveri delle campagne. Altri suoi animatori erano direttori spirituali, che lo aiutavano ad allargare il suo cuore con la grande misericordia di Dio. Ci sono persone nel nostro tempo che ci incoraggiano a sviluppare le nostre capacità di rispondere ai bisogni con la compassione di Gesù Cristo.
Siamo invitati, fratelli e sorelle, a stare dalla parte degli impoveriti e delle vittime dell’abuso di potere. Dobbiamo essere sensibili alla realtà politica dei nostri popoli, con una posizione efficace, agendo non come individui, ma come un’unità, una comunità.
Ricordate, siamo una comunità per la missione; siamo una famiglia che lavora insieme per la missione, non solo per i poveri ma con i poveri.
Il Signore Gesù Cristo, che è la nostra ispirazione e la nostra vita, ci incoraggi a continuare a celebrare il nostro carisma vincenziano con pace e gioia. Che sia così!