Rinnovare il fuoco missionario – Omelia del P. Frédéric Pellefigue, CM

Nel contesto del Triduo per i 400 anni della Congregazione della Missione, il Visitatore di Francia, P. Frédéric Pellefigue, ha offerto una profonda meditazione sul ruolo dei missionari oggi: riscoprire l’unione con Cristo, essere testimoni audaci del Risorto e rinnovare ogni giorno la vocazione ricevuta, con un cuore infiammato di carità.

Oggi siamo stati invitati a riflettere su due questioni fondamentali per la nostra vita di missionari: il rinnovamento nella spiritualità vincenziana e la missione della Congregazione della Missione nel XXI secolo. Sono temi che toccano ogni membro della Compagnia, ma che riguardano in modo particolare noi Visitatori, in virtù del compito che ci è stato affidato. Sapete bene, come me, quanto San Vincenzo de’ Paoli insistesse sull’importanza dell’esemplarità nella guida degli altri. Penso in particolare all’invito rivolto ad Antoine Durand del 1656, che stava nominando superiore del seminario e a cui offrì una semplice immagine per spiegare il suo pensiero: «una pecora fa un’altra pecora» (XI,343). Se vogliamo che i nostri confratelli si rinnovino nella spiritualità vincenziana e rafforzino il loro impegno nella missione, dobbiamo essere noi i primi a muoverci… e ad andare avanti!

Per questo, chiediamo a Dio la sua grazia e lasciamoci ancora una volta illuminare dall’ascolto della sua Parola. Possiamo riscoprire il nostro legame con Cristo, che è la sorgente viva della spiritualità vincenziana, il cuore stesso della nostra fede, come ci ricorda questo bellissimo passo del Vangelo. Nel suo Figlio unigenito, Dio ci dona tutto per vivere la comunione con Lui. Egli è stato inviato a rivelare al mondo il suo disegno d’amore, chiedendoci di aderire a tutta la sua vita attraverso la fede e la forza dello Spirito Santo.

Noi questo passo lo abbiamo già compiuto, attraverso il battesimo. E abbiamo avuto recentemente la gioia di rinnovare la nostra professione di fede nella notte di Pasqua. Abbiamo approfondito questa scelta rispondendo alla chiamata di Cristo a seguirlo nell’evangelizzazione dei poveri. Tuttavia, la nostra esperienza umana ci insegna che questa decisione va rinnovata ogni giorno, per crescere nella nostra adesione al Signore. La tentazione delle tenebre può essere sempre in agguato, tanto più per noi che portiamo grandi responsabilità. Cerchiamo instancabilmente di conoscere e condividere la vita di Gesù, Maestro e Signore, come Lui stesso ha insegnato e vissuto: servendo tutti.

Le celebrazioni del Mistero Pasquale ci hanno ripresentato la figura del Figlio, fedele e obbediente al Padre, fino al dono totale di sé nelle avversità del mondo, di fronte alle autorità del tempo e persino ai suoi più stretti collaboratori. La luce è splendida, ma ha un prezzo, perché si accompagna alla verità che respinge ogni male. Cristo ci invita a combattere questo combattimento vero, come Lui: a mani nude, con il cuore infiammato di carità, mossi unicamente dal desiderio di far conoscere al mondo l’amore di Dio. Questa è la missione che ciascuno di noi ha ricevuto, come missionari, come Visitatori per alcuni, come vescovi per altri.

La lettura degli Atti degli Apostoli oggi ci offre un ulteriore insegnamento: l’attaccamento a Cristo si manifesta attraverso uno zelo ardente nell’annuncio della Parola di Dio e nell’accettare le opposizioni del mondo. Gli apostoli vengono imprigionati a causa del loro insegnamento e dei segni e prodigi che compiono. Ma nella notte l’angelo di Dio interviene, li libera e li invita a tornare al Tempio. Non sappiamo come l’angelo abbia agito con le serrature e le guardie, ma vediamo che gli apostoli obbediscono senza esitazione per «annunciare al popolo tutte queste parole di vita». E all’alba sono già lì, a insegnare. L’annuncio è diventato il centro della loro vita: non vogliono più perdersi, ma rimanere legati al Signore, anche a costo del rifiuto e della persecuzione.

Anche noi siamo chiamati a testimoniare il Risorto. Non so se ci sarà chiesto il martirio, come a Santo Stefano o, più tardi, a San Giovanni Gabriele Perboyre e a San Francesco Régis Clet. In ogni caso, possiamo ricordare l’impegno di San Vincenzo de’ Paoli che, pur non conoscendo una persecuzione sanguinosa, si è consumato completamente nella carità, fino a “spendersi con il sudore della fronte e la fatica delle braccia”. Quattrocento anni dopo, rimane per noi un modello eccezionale.

Ci stimola a vivere più intensamente la nostra vocazione missionaria: sempre più vicini a Dio, sempre più vicini ai poveri, tesi verso quell’amore inventivo all’infinito che caratterizza il nostro carisma.

Nel fervore del tempo pasquale e della celebrazione di questo quarto centenario della nostra Congregazione, chiediamo a Dio la grazia di conoscere sempre meglio il suo Figlio unigenito, per aderire sempre più profondamente alla sua vita, passando dalla morte alla vita nella luce. E per poterlo condividere meglio con i nostri confratelli e con tutti coloro ai quali siamo inviati. Andiamo avanti, ogni giorno, ogni momento della nostra vita, sostenuti da questa fiducia: «Dio ha tanto amato il mondo».

Frédéric Pellefigue, CM

Visitatore della Provincia di Francia

 

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