Sainte Catherine Labouré, H.C.

Tra i discepoli di S. Vincenzo un posto speciale lo occupa S. Caterina Labouré, la ‘veggente’ della Madonna, che però è diventata santa non per aver goduto di questo privilegio quanto per aver vissuto la radicalità del Vangelo nella semplicità e quotidianità della sua esistenza, interpretando bene l’insegnamento di S. Vincenzo che alle sue figlie spirituali aveva indicato la ‘via della carità’ quale ‘via preferenziale per la santità’. Pur dotata e favorita di doni speciali ed esperienze mistiche, Caterina vivrà nell’ombra e nel silenzio, nella umile e perseverante fedeltà alla missione ricevuta, accanto agli anziani, che serve con amore e devozione.

1 – Una vita predestinata. ‘Dio ha dei disegni su di te’.

Caterina viene alla luce a Fain-les Moutiers, Borgogna, nel 1806. Fa parte di una numerosa famiglia, nella quale gioie e dolori si alternano, come in tante altre famiglie del tempo. Anche i lutti. Ben presto, a nove anni, Caterina perde la mamma, stroncata dalle numerose gravidanze, dalle fatiche e dalle preoccupazioni per tirare avanti la fattoria familiare. Il dolore e la necessità fa crescere in fretta Caterina che a 12 anni ha già in mano l’andamento della casa, in aiuto al padre rimasto solo. Vive così un’infanzia provata, che però l’aiuta a maturare e la irrobustisce. E’ impegnata in un cammino umano, di lavoro e preoccupazioni, ma anche di fede, preghiera e vita spirituale, pur priva di istruzione e incapace di leggere. Ma già culla un segreto nel cuore: vuole camminare nelle vie di Dio, per questo si dedica alla preghiera, spesso nascosta, all’assistenza agli ammalati che visita spesso, ai poveri che accoglie volentieri, ai digiuni che pratica con intensità, alla partecipazione all’Eucaristia, quando ne ha la possibilità materiale. In questo contesto matura la sua vocazione, sulla scia della sorella maggiore Maria Luisa, già entrata tra le Figlie della Carità.

Dovrà superare l’opposizione del padre che farà di tutto per distoglierla da questa idea. A tale scopo la manda a lavorare a Parigi, presso un fratello. Tutto inutile. Alla fine essa riesce a coronare il suo sogno ed entra tra le Figlie della Carità all’inizio del 1830, prima come postulante, poi come seminarista in quella rue du Bac che tra poco diventerà famosa per sempre. Nel giudizio di presentazione c’è già tutta la sua personalità e la sua ricchezza interiore: ‘La signorina Labouré …ha 23 anni ed è molto adatta al nostro istituto: è pia, ha buon carattere, un forte temperamento, ama il lavoro, è molto allegra. Si comunica regolarmente ogni otto giorni’. C’è veramente di tutto perché possa venir fuori un bel capolavoro!

2 – L’incontro con la Santa Vergine.

Tutto avviene con rapidità e intensità in quel 1830, a la Rue du Bac. E’ da poco tempo nella comunità quando il cielo la ‘investe’ con la sua luce potente. C’è come un intrecciarsi di desiderio dal basso di voler ‘vedere la Madonna’, da parte di Caterina, e di irruzione del divino nella sua vita. Possiamo distinguere tre aspetti del grande evento del 1830. Evento storico. Abbiamo due apparizioni principali: il 18 luglio e il 27 novembre, più una terza verso la fine di dicembre. Si dà per certo che Caterina abbia avuto altre esperienze mistiche, in quel periodo e successivamente, sia da parte della Vergine Santa che di S. Vincenzo. Se il 18 luglio tutto è incentrato sulla Santa Vergine che in confidenza manifesta a Caterina le sue preoccupazioni sulla Comunità e sulla Chiesa, ma assicurando la sua materna protezione e assistenza, il 27 novembre si ha la rivelazione della ‘medaglia miracolosa’, quale segno tangibile di questa benevolenza mariana. E’ la Madonna a indicarne tutti i particolari, spiegandone i diversi significati simbolici. Caterina annota tutto nella sua mente e nel suo cuore e ne riferirà ai suoi superiori perché tutto sia eseguito secondo il messaggio e le indicazioni ricevute.

Ruolo di Caterina nelle apparizioni. E’ attivo e passivo nello stesso tempo, nel senso che lei desiderava ‘vedere’ la Madonna e il suo desiderio viene esaudito, ma come un dono dall’alto. Tutto avviene nel chiarore della luce divina. Caterina entra in confidenza con la S. Vergine: ascolta, risponde, chiede spiegazioni, è la discepola in ascolto, si lascia ammaestrare e accetta di attuare quanto le viene chiesto, disposta ad affrontare incomprensioni e difficoltà. Quindi Caterina svolge un ruolo molto attivo nel dialogo con la S. Vergine, anche se poi tutto avviene nella discrezione, nel silenzio, nell’umiltà.

Il messaggio delle apparizioni. E’ incentrato sulla medaglia, ma fa riferimento a tutto il contesto dell’evento straordinario. E’ Maria che si rivela e parla, ma al centro c’è sempre il Cristo ed è a Lui che rinvia la S. Vergine. C’è attenzione e preoccupazione da parte della Madonna per come vanno le cose nella Comunità, nella Chiesa, nel mondo. C’è rimprovero, c’è invito alla conversione e al rinnovamento, ma tutto in un contesto di fiducia e speranza. Maria è sempre la Madre che vuole e cerca il bene dei suoi figli, e i suoi interventi nella storia vogliono raggiungere questo obiettivo. Inoltre c’è da sottolineare che tutto avviene nella logica evangelica dei piccoli segni che si propongono senza imporsi: segni poveri, persone umili. In questo modo siamo richiamati a vivere nella fedeltà al dono ricevuto e ad offrire tutta la nostra collaborazione per il compimento dell’opera della redenzione, così come ha fatto la S. Vergine. C’è una forte insistenza sul ‘portare la medaglia’, un gesto simbolico ma importante che non deve avere nulla di magico e superstizioso. La medaglia va portata con fede, e solo a queste condizioni diventa apportatrice di grazie e di benedizioni. Essa diventa così un segno distintivo per il credente, che ha modo di ‘ricordarsi’ della Madre e con Lei riandare alla sorgente della vita e della grazia. La S. Vergine ‘ama’ i suoi figli, la Comunità, l’umanità: non c’è quindi da temere, anche se è necessario seguire le sue indicazioni di vita, per conformarsi al volere di Cristo. ‘La Medaglia è una Bibbia dei poveri, un’icona, il segno di una presenza amica e potente: quella di Maria nella comunione dei Santi, nella luce del Cristo, all’ombra della Croce, sotto il segno dell’unico Amore, figurato in forma di cuore sul rovescio della medaglia’ (R. LAURENTIN).

Caterina insisterà molto per far accogliere il messaggio della Vergine e per far coniare la medaglia, facendo seguito alle sollecitazioni della Madonna. Dopo tante difficoltà, finalmente tutto è pronto due anni dopo le apparizioni, con l’approvazione dell’arcivescovo di Parigi. La medaglia inizia una rapida diffusione, accompagnata da eventi prodigiosi, miracoli e conversioni che hanno contribuito a darle il nome di ‘miracolosa’. Ancora una volta Dio vince i sapienti e i potenti di questo mondo con la povertà e la semplicità dei suoi gesti! Sappiamo che la Chiesa interverrà a riconoscere l’autenticità delle apparizioni e permetterà la celebrazione liturgica della festa della ‘Beata Vergine Maria della Medaglia miracolosa’.

Dal messaggio delle apparizioni del 1830 nascerà nel 1846 un ‘Associazione mariana’, le Figlie di Maria, oggi Gioventù mariana, quale risposta concreta all’interesse della S. Vergine per tanti giovani che in quel particolare periodo (ma si tratta di un problema sempre attuale) correvano il grosso pericolo di perdere non solo la fede ma anche tanti valori umani.

3 – La vita nascosta di una Figlia della Carità.

Dopo la straordinaria ed esaltante avventura del 1830, Caterina esce di scena e rientra nell’ombra, in una vita fatta di anonimato e di nascondimento. Terminato il Seminario ed avuta la ‘presa d’abito’, andrà a servire i poveri, in particolare gli anziani, nell’ospizio di Enghien, non molto lontano da Parigi. Qui consumerà la sua vita a servizio appunto degli anziani, tra cucina, orto e pollaio, latteria, lingeria. Si conferma così una regola costante nella spiritualità cristiana: non i grandi eventi, di cui si è per lo più dei destinatari e strumenti, ma è la vita di ogni giorno, vissuta con fede e carità, che riesce a trasformare una persona e a farla camminare nella via della santità. Caterina è grande non perché ha visto la Madonna, ma perché ha seguito Cristo nella quotidianità della sua vita. Essa ha saputo così passare molto rapidamente dallo splendore della visione alla normalità di vita, a contatto con i semplici e i poveri. Solo dopo la morte si verrà a sapere che era stata proprio lei la veggente di Maria: il segreto era stato ben custodito da Caterina e dai suoi Superiori, anche se qualche voce di corridoio aveva cercato di individuare in lei la favorita della Madonna.

4 – Dal nascondimento alla gloria. Il cammino di santità di Caterina.

Caterina Labouré è veramente esempio di quello che la grazia può realizzare nella vita di una persona quando si abbandona all’azione di Dio. Povera ragazza, semplice contadina, per lungo tempo anche analfabeta, essa sa percorrere le vie della santità vivendo con impegno lì dove il Signore l’ha posta. La sua ‘mistica’ è la semplicità del Vangelo, come già amava sottolineare S. Vincenzo de’ Paoli. Per 46 anni di lei non apparirà all’esterno nulla di particolarmente significativo: è veramente, la sua, la santità dei poveri, senza opere eclatanti né gloria umana. Ha fatto parte di quella schiera di cristiani che hanno vissuto una santità evangelica, tipica dei poveri, ai quali appunto il Vangelo da sempre è annunziato di preferenza e tra i quali trova accoglienza e produce molto frutto. E’ la storia di altri Santi nella Chiesa del tempo (pensiamo a Bernadette, la veggente di Lourdes; come pure ai veggenti di Fatima, o alla piccola Teresa di Gesù Bambino). Caterina fa parte di quelle sante donne senza prestigio umano, senza opere di particolare evidenza, che hanno vissuto una vita semplice e poco appariscente, ma diventate grandi davanti a Dio.

Da ognuno dei suoi atteggiamenti spirituali abbiamo molto da imparare. Ecco alcune caratteristiche significative della sua santità, molto attuali anche per noi.

Visse in una grande semplicità. Ha saputo rientrare nell’ombra, dopo gli eventi straordinari in cui è stata coinvolta, senza inorgoglirsi né assumere atteggiamenti di superiorità. Ha saputo portare nel cuore il ricordo della Vergine, lasciandosi plasmare da questa memoria, anche se ha sempre cercato di diffondere la lode a Colei che l’aveva così fortemente favorita.

Ha saputo amare il silenzio e il nascondimento. Ha accettato di vivere la sua vocazione di Figlia della Carità nello stile dei Fondatori, pensando più al bene da fare che ai successi o alle manifestazioni di stima.

Ha coltivato un senso di vera obbedienza. Ha saputo unire la fedeltà all’insegnamento della Vergine e ai messaggi da Lei ricevuti con l’accettazione del modo di fare dei suoi Superiori, anche quando sembrava che le cose andassero troppo a rilento. Però in questo modo è riuscita a vincere la sua battaglia.

E’ stata costante nel fare il bene. Il suo è il bene di ogni giorno, operato nella fedeltà agli impegni ricevuti, senza lamentarsi della qualità dei servizi, ma unicamente attenta a vedere, in ogni situazione ed in ogni realtà, il Dio vivo e vero.

Ha compiuto un servizio ‘umile e gioioso’. E’ questo un aspetto che emerge con forza da tutta la sua esperienza di vita dopo le apparizioni. Nel servizio Caterina ha saputo trasfondere tutto l’insegnamento appreso da S. Vincenzo. Nei poveri che serviva con amore vedeva Gesù Cristo. Per questo sapeva unire insieme amorevolezza, pazienza e fortezza, attirandosi così la benevolenza degli anziani. Svolgeva un servizio senza fretta, sapeva ‘perdere tempo’ con loro, riuscendo ad instaurare un rapporto materno con tutti. Comunque nel servizio ai fratelli S. Caterina ha saputo anche andare oltre il mondo degli anziani, abbracciando nel suo amorevole gesto misericordioso i bambini del quartiere, le ragazze ricoverate, le figlie di Maria e chiunque avesse bisogno di confidarsi con lei.

E’ stata donna di preghiera. Ha pregato molto lei e ha sempre invitato ‘a pregare molto’ ma ha anche invitato ‘ad aggiungere alla preghiera lo spirito di penitenza e di sacrificio’. Nella sua preghiera emergono caratteristiche a noi oggi molto familiari: l’ascolto di Dio, la risposta che fa entrare in relazione con Lui, e poi la volontà di decisione. E’ una preghiera viva che realizza l’unità tra rapporto con Dio e vita concreta.

La sua vita si è così manifestata come vita di fede. Lo si vede nel suo fidarsi di Dio, nell’abbandonarsi a Lui, nel porre tutta se stessa e la sua vita nelle mani della S. Vergine, certa di ricevere tutto dall’alto. E’ una donna che riconosce la sua dipendenza da Dio, che tutto ha ricevuto da Lui e che da questo sa esprimere un forte atteggiamento di riconoscenza. ‘Io favorita? Oh! Sorella, non sono che uno strumento, non è per me che la santa Vergine è apparsa. Non sapevo niente, neanche scrivere; è nella comunità che ho imparato quello che so, ed è per questo che la santa Vergine mi ha scelto, affinché non si possa dubitare’. E’ la testimonianza di Caterina poco prima di morire.

Il suo rapporto con la S. Vergine è stato straordinario e l’ha segnata per tutta la vita. Si è fatta serva del messaggio ricevuto e ad esso ha configurato la sua esistenza. In questo modo ci ricorda che la Vergine è con noi, è Madre premurosa e attenta, pronta ad esaudire ogni nostra richiesta, ma ci ricorda anche che guardando a Lei dobbiamo sentirci spinti ad imitarla per poter seguire Cristo più da vicino.

Certo Caterina era una suora ‘regolare’, ma si trattava di una regolarità che non aveva nulla di esibizionismo né di ripetitivo. Amava che tutto fosse in ordine all’esterno, quale riflesso del suo mondo interiore. La sua vita infatti si muoveva tutta all’interno di un progetto ben chiaro e preciso, quello di Dio, che lei ha cercato di scoprire e di realizzare in tutta la sua vita.

Alla scuola di S. Vincenzo essa aveva imparato e assimilato alcuni atteggiamenti fondamentali per vivere un’autentica spiritualità: ‘Amare la condizione di essere sconosciuta e abbandonata, evitare l’applauso del mondo, prendere l’ultimo posto, amare la vita nascosta, stimarsi l’ultima di tutti…’ (P. GUIDA, 119).
Veramente al di là di una ‘scorza’ esteriore piuttosto grezza si nascondeva un animo nobile e gentile che ha saputo lasciarsi trasformare dall’azione potente di Dio e dall’amore vero di Maria.

Visita qui in modo « virtuale » la Cappella delle apparizioni a Rue du Bac a Parigi.

Se hai ricevuto qualche grazia attraverso la supplica a questo confratello o conosci qualcuno, per favore contatta il Procuratore Generale, P. Serhiy Pavlish, C.M., a: procgen@cmglobal.org