Parte Sesta
Il metodo: leggere l’Ordo Missae alla luce di Sacrosactum Concilium e dell’Ordinamento generale del Messale Romano.
Terminata la Liturgia della Parola, i ministri preparano sull’altare il corporale, il purificatoio, il calice, la palla e il Messale, nel mentre si può eseguire il CANTO DI OFFERTORIO.
i ministri sono: l’accolito o un altro ministro laico. (OGMR 178) Qui si sviluppa ulteriormente il ruolo e il numero dei ministri: si parla del diacono e dell’accolito. Quindi, terminata la preghiera dei fedeli il sacerdote rimane alla sede e non si porta alla mensa per stendere il corporale e iniziare la cura dei vasi sacri questo spetta al diacono! Questi sta accanto al sacerdote e lo aiuta a ricevere i doni del popolo. Presenta al sacerdote la patena con il pane da consacrare; versa il vino e un po’ d’acqua nel calice, dicendo: L’acqua unita al vino..e lo presenta poi al sacerdote. Questa preparazione del calice la può fare alla credenza. Se si usa l’incenso assiste il sacerdote nell’incensazione delle offerte, della croce e dell’altare poi, egli stesso, o l’accolito incensa il sacerdote e il popolo (OGMR 139).
Vediamo come il compito dei ministri è stato sviluppato dai numeri 139 e 178.
Sia uno che l’altro dei ministri menzionati collocano sulla mensa i vari arredi sacri. Questo significa che, se i ministri collocano questi sulla mensa, significa che questa è vuota.
A questo punto sorge la solita casuistica del minimo indispensabile, che uccide le celebrazioni: se un prete è solo? Suggerisco di apporre vicino alla mensa un tavolinetto sul quale porre il messale e tutto l’occorrente per la celebrazione, perché la mensa deve essere vuota! Infatti, anche la croce e le candele è bene che siano collocate vicino e non sulla mensa. La croce, con il Cristo crocifisso si può appendere anche sopra la mensa.
Significa: se occorre che ci siano più ciotole per il pane e più calici per il vino, questi sono posti sul corporale eccetto quelli usati dal celebrante principale che debbono essere dati dal diacono o da un ministro, appena prima dell’offerta.
Tutti i preti hanno lo stesso grado in una concelebrazione. Ora, se il celebrante principale osserva questa rubrica non è un maleducato che vuole fare tutto da solo. La norma afferma che questo compito è dei ministri e non dei concelebranti.
Qual è il compito dell’accolito? Stendere il corporale, porgere al celebrante principale la patena e il calice.
Il compito del diacono: oltre a stendere il corporale; porre su questo le diverse pissidi, eccetto quella che dovrà porgere al prete per la presentazione del pane; il diacono farà lo stesso con i calici, dopo aver infuso in questi l’acqua. Questo gesto ricorda il grande amore del Padre, attuato tramite l’incarnazione del Verbo che ha preso su di sé la nostra natura umana. (cfr. Concilio di Calcedonia).
Il pane e il vino che sono presentati e sono posti sul corporale per ultimi per significare che si offre un solo pane ed un unico calice. Questo segno deve essere visibile, per questo si raccomanda vivamente che ci sia una ciotola in cui sono poste sia le particole per i fedeli che le ostie per il celebrante principale ed i concelebranti, oppure – è consigliato – che si usino ostie molto grandi che si possano spezzare e distribuire anche ai fedeli.
Inoltre, già il Concilio lo raccomandava, usare sempre, per la comunione dei fedeli il pane consacrato durante la celebrazione e di non attingere normalmente alla riserva eucaristica (= alle ostie che sono nel tabernacolo) (SC 55).
A tal proposito avremo da imparare molto dal rito bizantino.
A tal proposito sempre il n. 140 afferma che gli altri doni si depongono in un altro luogo adatto e debbono essere devoluti ai poveri (cfr. n. 73).
Anche nel Rito del Sacramento del Matrimonio si deve seguire la norma che sulla mensa si deve celebrare soltanto l’Eucaristia, per questo motivo non si debbono far apporre le firme sul registro, al termine nel rito, sulla mensa (RSM 94).
Nella presentazione dei doni se non si esegue il canto all’offertorio o non si suona l’organo, il sacerdote, nella presentazione del pane e del vino può recitare ad alta voce le formule della benedizione alle quali l’assemblea risponde: Benedetto nei secoli il Signore. Altrimenti si proferiscono in silenzio (OGMR 142).
Il sacerdote a questo punto s’inchina profondamente e recita la preghiera Umili e pentiti, a nome dell’assemblea: ora, se si esegue il canto è ovvio che il prete dovrà proferirla in silenzio (OGMR 143), altrimenti l’assemblea, che è soggetto di celebrazione, (SC 48) deve udire questa preghiera. Qui, sulle secrete (preghiere proferite dal solo celebrante) non ci si è ancora liberati dalla prassi in uso nella Messa del Concilio di Trento. Quanta fatica, si compie ancora nel clero ad assimilare il concetto di assemblea celebrante (SC 48).
Le secrete sono nate nell’alto Medioevo, quando ormai la Messa era diventata soltanto un precetto da assolvere e non un celebrare in spirito e verità la presenza del Vivente in mezzo a noi, perché Carlo Magno aveva proibito, per motivi politici, di continuare la tradizione antica, che prevedeva che i libri liturgici venissero tradotti qualora mutasse il linguaggio del popolo di Dio, così avvenne a metà del terzo secolo quando si passò dal greco al latino.
Così le secrete avevano uno scopo apologetico verso l’eucaristia, perché erano sopravvenute delle eresie che mettevano in dubbio la presenza reale di Cristo nelle specie del pane e del vino (cfr. Berengario).
Anche il lavabo e il pregate fratelli sono retaggi dei secoli passati che non sono stati tolti: il primo risale al periodo in cui colui che presiedeva, durante la processione offertoriale, riceveva derrate alimentari e quindi, come oggi, quando si usano gli oli santi, si doveva lavare le mani per poter continuare la celebrazione. Il pregate fratelli è un residuo di preghiera che il Papa rivolgeva (VIII secolo) ai vescovi che sedevano nel coro, che poi è passata a tutto il popolo. (cfr. RIGHETTI M. La Messa, vol. III, p. 337). Sembra che sia anche una preghiera che il Papa rivolgesse a coloro (canonici?) che nel coro, alle sue spalle, facessero di tutto meno che partecipare alla celebrazione, e allora il Papa si rivolgeva loro con questa preghiera che sapeva anche di rimprovero, che poi si è codificata nel Messale di Pio V.
L’incensazione: (Cfr. Cærimoniale Episcoporum nn. 92 – 98, pp. 33 – 34)
L’incensazione delle offerte: il sacerdote infonde l’incenso nel turibolo, lo benedice senza nulla dire e incensa le offerte, la croce e l’altare. Il ministro, stando al lato dell’altare, incensa il celebrante e poi il popolo (OGMR 144).
a) prima e dopo l’incensazione a persone e cose si esegue un inchino profondo, eccetto prima d’incensare la mensa, le offerte sulla mensa.
b) Come s’incensa: tre colpi doppi al Ss. Sacramento; alla reliquia della santa Croce; alle immagini del Signore esposte solennemente; alle offerte nella Messa; alla croce in presbiterio; all’Evangeliario; al cero pasquale; al presidente della celebrazione (vescovo o prete); alle autorità civili presenti per ufficio alla celebrazione; il coro e il popolo; il corpo del defunto.
Due colpi doppi alle reliquie e alle immagi dei santi esposte alla venerazione.
Queste s’incensano solo dopo la prima incensazione dell’altare e della croce!
c) Incensazione dell’altare: se questo è attaccato alla parete, il celebrante incensa con colpi singoli procedendo da destra a sinistra.
Se l’altare è quello della Riforma, il celebrante incensa a colpi singoli procedendo da destra a sinistra intorno ad esso.
d) La croce s’incensa quando ci si trova di fronte ad essa.
e) Le offerte s’incensano prima di aver incensato l’altare e la croce: s’incensano come si è fatto per l’Evangeliario, oppure si traccia una croce su di esse, ma non si devono più tracciare cerchi con il turibolo attorno ad esse.
f) Segue l’incensazione di colui che presiede: tre colpi doppi; il vescovo durante l’incensazione non assume né la mitra né il pastorale;
g) I concelebranti sono incensati insieme: due colpi doppi.
h) Segue l’incensazione del popolo: un colpo doppio al centro, uno a destra ed uno a sinistra.
i) Allo stesso modo s’incensano i canonici non concelebranti, ma presenti nel coro della cattedrale. Così è disposto anche per la presenza di un vescovo: un colpo doppio d’incenso.
l) Il vescovo che presiede senza celebrare la Messa, viene incensato dopo il celebrante principale ed i concelebranti.
m) Il vescovo non proclami monizioni o orazioni che devono essere ascoltati da tutti, prima che l’incensazione sia terminata.
L’orazione sulle offerte, come la colletta e l’orazione dopo la comunione sono Orazioni presidenziali, e sono proclamate da colui che presiede, che prega a nome dell’assemblea celebrante, che le accoglie in piedi: l’atteggiamento dell’uomo nuovo risorto dall’acqua del battesimo che ha un rapporto libero con le persone e le cose, cioè non vive come il giovane ricco.
Prima di proclamare l’orazione il presidente invita l’assemblea al silenzio con: preghiamo.
L’orazione sulle offerte conclude la liturgia di offertorio.
Di p. Giorgio Bontempi C.M.