Blessed Sr. Lindalva Justo de Oliveira, D.C.

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Il 2 Dicembre 2007 è stata beatificata questa giovane Figlia della Carità, che ha servito con grande dedizione i poveri ed ha meritato, il venerdì Santo del 1993, la palma del martirio per la difesa della sua verginità,unendo il sacrificio della sua vita a quello
del primo Martire Cristo Signore.
La cerimonia è stata presieduta dal
Card. José Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, a ciò delegato dal Santo Padre.
Poichè il giorno della sua morte (9 aprile) cade in Periodo Pasquale,
la memoria liturgica è stata fissata al 7 gennaio (giorno del suo battesimo)

Il Santo Padre, in data 16 dicembre 2006, aveva autorizzato la promulgazione del Decreto che la dichiara Martire.
E’ importante rilevare che si tratterà della prima donna brasiliana, appartenente a un ordine religioso, beatificata.
(Trattandosi di una martire, non è stato necessario, per la Beatificazione, il miracolo).

 

di Vincenzo de Cicco cm

Nata il 20 ottobre 1953 a Sitio Malhada da Areia, nel Municipio di Açu, una zona poverissima dello Stato del Rio Grande do Norte (Brasile), dal secondo matrimonio dell’agricoltore Joào Justo da Fé, vedovo con tre figli, con la giovane Maria Lucia de Oliveira, Lindalva fu la sesta tra tredici fratelli e sorelle delle seconde nozze; ella venne battezzata il 7 gennaio 1954 nella Cappella Olho d’Agua del vastissimo territorio parrocchiale di Açu da Don Julio Alves Bezerra, che fu parroco per ben 40 anni.

Di famiglia non agiata, ma ricca di fede e di pratica cristiana, possiamo dire che la piccola Lindalva ebbe come suoi primi direttori spirituali i suoi stessi genitori: la madre le insegnò i primi rudimenti della fede e le preghiere cristiane e il padre leggeva spesso a lei e ai suoi fratellini la Bibbia, conducendoli a Messa quando veniva celebrata nelle vicinanze della loro abitazione.

Per permettere ai figli di frequentare regolarmente la scuola, nel 1961 Joao si trasferì nella città di Açu, dove dopo molti sacrifici la famiglia riuscì ad acquistare una casa dove ancora oggi abitano. Lindalva sentìva fin da piccola una particolare attrazione per i bambini più piccoli e passava molto del suo tempo ad assisterli e a curarli; dalla madre imparò ad aiutare i bambini poveri e giunse a passare alcune notti ad assistere un bambino morente figlio di una vicina di casa.

Sul finire delle scuole elementari, a 12 anni Lindalva fece la Prima Comunione. La sua adolescenza la trascorse tra la scuola, l’assistenza a nipoti e figli di amici, i giochi con le amichette e, nei fine settimana, a raccogliere prodotti agricoli per guadagnare qualche soldo e aiutare la famiglia. Sempre disponibile ad aiutare piccoli, anziani e ammalati, Lindalva continuò a dedicarsi seriamente agli studi fino a conseguire nel 1979 il Diploma di “Assistente Amministrativo” nella Scuola Superiore Helvécio Dahe a Natal dove abitava con la famiglia di suo fratello Djalma. Dal 1978 al 1988 lavorò come commessa in alcuni negozi e poi come cassiera di un distributore di benzina e i soldi che guadagnava li mandava alla madre o conservava qualcosa per comprare un vestito, di solito qualche jeans e qualche maglietta ritenendoli più modesti di altri indumenti.

Negli anni della giovinezza continuò ad impegnarsi a Natal nell’aiutare la famiglia di suo fratello Djalma nell’educazione dei figli; tra i suoi amici non mancò qualcuno per cui ella giunse ad innamorarsi, ma furono infatuazioni passeggere e costanti furono il suo impegno nel lavoro e nel rapporto con la famiglia mentre nel suo comportamento era sempre esemplare. Proprio negli anni in cui risiedeva a Natal iniziò a frequentare la Casa delle Suore e l’Istituto per anziani dedicandosi generosamente ad opere di volontariato.

La morte esemplare del padre nel 1982, determinata da un cancro all’addome e amorevolmente assistito da Lindalva negli ultimi mesi di vita, la spinse a riflettere sulla sua esistenza e ad orientarsi decisamente nella scelta dei poveri. Dopo la morte del padre, mentre lavorava, s’iscrisse a un corso d’infermiera, di chitarra e di cultura e dal 1986 cominciò a frequentare il Movimento Vocazionale delle Figlie della Carità, partecipando regolarmente agli incontri formativi e maturando nel suo cuore il desiderio di servire i poveri.

Le Suore avevano notato da tempo la sua quasi naturale propensione ad aiutare bambini ed emarginati, l’allegria che la distingueva quando stava con gli anziani, e talvolta esortava le stesse Suore a riconoscere il Cristo negli anziani assistiti, affinché amassero di più il loro lavoro. Suor Dejanira, la Superiora dell’Istituto si accorse presto di Lindalva e la invitò agli incontri vocazionali.

Verso la fine del 1987, ormai definitivamente decisa, Lindalva fece la domanda di ammissione al Postulandato delle Figlie della Carità. Ella ha ormai 33 anni compiuti e nella domanda risalta la sua decisione di dedicarsi totalmente “al servizio dei poveri” e “a seguire Gesù Cristo con più amore”, ma ancora di più risaltano i suoi sentimenti più profondi: “Voglio avere una felicità celestiale, traboccare di allegria e voglia di aiutare il prossimo, essere instancabile nel fare il bene”.

Ricevuta la Cresima il 28 novembre 1987 dall’Arcivescovo di Natal, Mons. Vivaldo Monte, Lindalva ricevette, esattamente un mese dopo, anche la risposta affermativa della Provinciale delle Figlie della Carità e l’11 febbraio 1988 iniziava il suo postulandato nella casa Provinciale di Recife.

Durante il periodo del postulandato Lindalva edifica continuamente compagne e Suore per la sua disponibilità verso i poveri e per la sua allegria. Come scrive ad una sua amica ella desidera solo “servire con umiltà nell’amore di Cristo” e ne dà prova impegnandosi in una favela con bambini poverissimi e giungendo finanche a trasportare mattoni per la costruzione di case per i poveri. Lo stesso attivo impegno la qualifica anche nella vita di preghiera insieme agli anziani e nelle lettere possiamo leggere i suoi pensieri: “Nessuno in questo mondo vive senza amore, senza un amico… la nostra vita è un eterno rendersi amico, è la ricerca costante di questo alimento che ci fa crescere nell’amore di Cristo, che ci ama”. Quando scrive alla Provinciale, il 3 giugno 1989, chiede “umilmente di entrare nel Noviziato, con l’ideale più profondo di servire Cristo nei poveri”.

Il 16 luglio 1989 Lindalva e altre cinque compagne iniziarono il Noviziato a Recife. Dalle sue lettere alla mamma e all’amica Amara comprendiamo i sentimenti di felicità, di gioia e di totale dedizione apostolica con cui si accinge a compiere il nuovo cammino di formazione. In questi mesi s’interessa anche dei parenti che sono lontani da Dio ed esorta in particolare il fratello alcolizzato Antonio a cambiare vita; così gli scrive: “Pensaci e fatti un regalo. Prego molto per te e continuerò a pregare e se ci sarà bisogno farò anche penitenza affinché tu ti realizzi come persona. Seguendo Gesù, che lottò fino alla morte per la vita dei peccatori, e donando la propria vita, non come Dio, ma come uomo, per la remissione dei peccati. E’ in lui che dobbiamo cercare rifugio, solo in lui vale la pena vivere”. L’anno dopo il fratello smette di bere e un’altra gioia le sarà data quando viene a sapere che la sua amica Conceição ha deciso di entrare tra le Figlie della Carità; così le scrive: “Com’è bello amare Dio e la sua santa Madre. Se ti amo il mio cuore è in Dio. Solo posso vedere Dio attraverso le persone con le quali ho contatti, qualunque esse siano. Tutto si trasforma in allegria, in amore, a contatto con la natura, e di essere libero di amare e comprendere che solo in Lui vale la pena di pensare al domani, quando penso e vedo le creature, gli animali, la natura, sono sicurissima dell’amore e della misericordia di Dio verso l’umanità, così ingrata e piena di sé”.

I superiori di Lindalva sono molto contenti di lei, notano la sua totale, quasi naturale e continua disponibilità e “il suo grande amore verso i poveri”. Concluso il periodo di Noviziato, il 29 gennaio 1991, Suor Lindalva viene inviata a servire i 40 anziani di un padiglione dell’Abrigo Dom Pedro II, un nosocomio comunale a Salvador de Bahia. La sua semplicità relazionale, la cordialità e allegria con cui trattava tutte le persone, la impongono alla stima delle consorelle, dei funzionari del nosocomio e degli assistiti. Anche durante un paio di situazioni di sofferenza, a causa di alcune cisti per le quali subisce interventi chirurgici, il suo comportamento rimane sempre gioioso e allegro, non chiedendo mai niente per se stessa. Si sottopone ai lavori più umili nel servizio ai vecchietti della comunità, specialmente i più sofferenti, li serve materialmente e spiritualmente favorendo loro la ricezione continua dei Sacramenti, canta e prega con loro, prende subito la patente e li porta fuori a passeggiare, è pienamente “trasparente” verso la Superiora, cordiale e amabile con le consorelle. La gioia e la disponibilità di Suor Lindava traspaiono continuamente insieme al suo spirito di preghiera e ad un dinamico ottimismo che contagia le persone con cui coopera. Durante un ritiro spirituale, nel gennaio 1993, parafrasando san Vincenzo, afferma nella sua relazione di sentirsi più realizzata e felice nel suo lavoro che il papa a Roma.

Nel gennaio del 1993 l’Abrigo accoglie un uomo di 46 anni, Augusto da Silva Peixoto, che pur non avendone alcun diritto a causa dell’età, è riuscito con una raccomandazione a farsi ammettere tra gli anziani ospiti. Suor Lindalva lo tratta con la stessa cortesia con cui tratta tutti gli ospiti, ma l’uomo, dal carattere difficile e scostante, s’invaghisce della giovane suora e comincia per suor Lindalva un difficile periodo di prove. Ella, comprendendo le intenzioni di Augusto, cerca di fargli capire in ogni modo di mantenere le debite distanze e comincia a trattarlo con circospezione, ma Augusto non esita a dichiararle esplicitamente le sue morbose intenzioni e se ne vanta anche con qualche compagno del nosocomio.

Suor Lindalva inizia ad aver paura di quest’uomo e si confida con alcune amiche e consorelle. La soluzione più conveniente, semplice ed immediata, avrebbe potuto essere quella di allontanarla dall’Abrigo, ma il suo affetto per gli anziani la trattiene e un giorno, durante una ricreazione confida a una consorella: “Preferisco che sia sparso il mio sangue piuttosto che andarmene”. Le assillanti richieste di Augusto a Suor Lindalva per un trattamento più particolare nei suoi confronti, in ordine a orari di cena e a distribuzione di beni e medicine, costringono la Suora a rivolgersi decisamente al direttore del Servizio sociale dell’Abrigo. Il mercoledì 30 marzo il funzionario, Margarita Maria Siva de Azevedo, richiama Augusto ad un contegno più rispettoso verso la suora e gli assistiti e l’uomo promette di migliorare il suo atteggiamento.

Nei giorni immediatamente successivi che precedono la Settimana Santa, Augusto matura uno stato d’animo nel quale rabbia e odio, desiderio sessuale frustato e umiliazione, risentimento e spirito di vendetta lo spingono ad architettare un piano criminale: Lunedì Santo 5 aprile acquista un coltello da pescivendolo in una Fiera e fino alla notte dell’8 aprile in particolare, come testimonieranno i suoi compagni di dormitorio, manifesta segni di grande insofferenza e di agitazione. La notte del Giovedì Santo la passa quasi passeggiando tra il dormitorio e il bagno e ai suoi compagni che lo interpellano risponde di soffrire d’insonnia.

Venerdì Santo 9 aprile, alle ore 4,30 del mattino, Suor Lindalva partecipa alla Via Crucis della Parrocchia dell’Abrigo, intitolata a Nossa Senora da Boa Viagem; come testimonierà la dr.sa Iraci Bonfim Gomez che le era accanto: “camminava suor Lindalva, pregando, cantando e camminando con ferma serenità”. Poi la Suora, tornata all’Abrigo, si recò come suo solito al Padiglione San Francesco per servire la prima colazione agli anziani. Nella parete di fondo della sala-refettorio al piano degli uomini vi è il tavolo trasversale dietro il quale ella serviva i pasti agli uomini ospiti e alle sue spalle una porticina con una scala esterna che dà sul giardino.

Era Venerdì Santo: alle ore 7, come ogni mattina dopo aver preparato il pane, il latte e il caffè, la suora si posizionò dietro il tavolo mentre i primi vecchietti si erano gia seduti. Anche Augusto era uscito presto e, seduto su una panchina del viale che portava al padiglione, aveva aspettato il passaggio di Suor Lindalva. Egli calcolò il tempo che Suor Lindalva avrebbe impiegato per raggiungere il suo posto di servizio, poi raggiunse la scaletta esterna, aprì la porta e si trovò subito alle spalle della Suora che stava per versare il caffè nelle tazze, estrasse il coltello, posò la sua mano sulla spalla di Suor Lindalva che si voltò verso di lui e le vibrò un primo violento fendente nel collo sopra la clavicola sinistra: la lama, trapassando la giugulare, penetrò profondamente nel polmone. Suor Lindalva si accasciò per terra e gridò alcune volte “Dio mi protegga”, mentre l’assassino, preso da un folle e incontrollabile raptus, mantenendo il corpo della Suora sospeso per un braccio, continuò a trapassarla infinite volte in diversi punti del corpo. Il sangue sgorgò subito copioso, mentre gli ospiti presenti, dopo un primo momento di smarrimento, cercarono di intervenire, ma Augusto, brandendo il coltello, da dietro il tavolo, minacciò di uccidere chiunque si avvicinasse e gridava “Ah, avrei dovuto farlo prima!”.

Mentre gli anziani fuggivano dalla sala, Augusto continuò con odio irrefrenabile a massacrare quel povero corpo: l’autopsia contò 44 lesioni diffuse su tutto il corpo, al punto che il dottor Freire, medico dell’Abrigo, accorso nel padiglione non riconobbe subito in quelle povere spoglie la Suora che conosceva così bene e la scambiò per una delle impiegate. Augusto, come se si fosse improvvisamente acquietato, sedette su una panca, si pulì il coltello sui pantaloni e lo buttò su un tavolo, poi esclamò: “Non mi ha mai voluto!”, e rivolto al medico disse “Può chiamare la polizia, non fuggo; ho fatto quello che doveva essere fatto”. Le stesse cose confermò in seguito e, quando si dichiarò pentito, dinanzi ai tribunali ecclesiastico e civile, dichiarò che l’aveva uccisa proprio perché lei l’aveva rifiutato.

Odio e rabbia, orgoglio maschile frustrato e un profondo ottenebramento interiore, condussero Augusto ad assassinare barbaramente la giovane Suora. Ma ella aveva già offerto più volte la sua vita a Cristo nella verginità consacrata strenuamente difesa fino alla morte, nel dono di sé ai poveri e al suo prossimo. Come si riporta chiaramente nella Positio approntata per la Causa di Beatificazione, il suo non cedere al peccato “comportò la morte conseguente alla sua scelta di vita, fondata sulla fede vissuta”.

Mentre la polizia portava via Augusto, gli inquirenti si avvicendarono sul luogo del martirio e alle 10:30 il corpo fu trasportato all’Istituto di Medicina Legale. Grandi furono la tristezza e il dolore del medico legale, dr.ssa Bonfim quando riconobbe in quelle povere spoglie la suorina che poche ore prima camminava serenamente accanto a lei per la Via Crucis tra le stradine del quartiere.

Verso le 19:30, quando venne riportato il corpo ricomposto nella Cappella dell’Abrigo ci si trovò di fronte ad uno spettacolo impressionante: era Venerdì Santo e la processione del Cristo morto che ogni anno attraversava le strade del quartiere, sacerdoti e popolo, si era fermata nella Cappella dell’Abrigo; la bara col corpo di Suor Lindalva, passando tra una folla di gente, fu quindi posta al centro della Cappella, tra il feretro del Cristo morto e la statua della Madonna Addolorata e li le statue rimasero fin dopo il funerale, Per tutta la sera e la notte si avvicendarono nella Cappella migliaia di persone provenienti da tutta la città: gruppi di alunni delle Scuole, sacerdoti e religiose di tutte le Congregazioni, gente di ogni ceto e condizione sociale, evangelici di ogni confessione cristiana. Il mattino, Sabato santo, l’Arcivescovo card. Lucas Moreira Neves, celebrando la cerimonia funebre, fece risaltare le coincidenze tra la morte violenta della martire Suor Lindalva, che aveva dato la sua vita per il servizio ai poveri, e la passione e morte di Cristo.

Sabato santo Suor Lindalva fu accompagnata da una folla immensa al luogo della sepoltura e, tra una folta corona di sacerdoti e religiose, una consorella cantò sulla sua tomba il dolce cantico che lei cantava da sempre a tutti i suoi ammalati “Dio è buono”.

Oggi sul luogo dove fu uccisa vi è una gigantografia che la ricorda insieme a tanti fiori, sempre presenti anche sulla sua tomba, mentre innumerevoli segnalazioni di grazie e favori spirituali la segnalano continuamente alla Chiesa di Dio che un giorno, speriamo vicino, beatificherà questa vergine e martire dei tempi nuovi. Il sangue di Suor Lindalva continua anche oggi ad intercedere per noi e a gridare dalla terra ai suoi fratelli e sorelle sulle orme di Cristo, di San Vincenzo e di Santa Luisa, il richiamo ai valori essenziali dell’essere cristiani e consacrati: l’amore assoluto e genuino per Cristo e il suo Vangelo, l’opzione carismatica preferenziale per i più poveri della terra, la preghiera come radice nascosta del nostro operare, la gioia e l’allegria spontanea che sempre dovrebbero accompagnare la nostra testimonianza nel mondo.

 

Se hai ricevuto qualche grazia attraverso la supplica a questo confratello o conosci qualcuno, per favore contatta il Procuratore Generale, P. Serhiy Pavlish, C.M., a: procgen@cmglobal.org

Beata Sr. Lindalva Justo de Oliveira, FdC