P. Janez Strašek, CM

P. Janez Strašek, nato a Slake l’11 dicembre 1906 in una famiglia di ferventi cristiani da Giovanni e da Maria Mlaker, aveva due fratelli e due sorelle.
Frequentò la scuola elementare dall’ anno 1913 al 1920, a Podetrtek, sua terra natale; il liceo a Ljubljana come studente della Casa degli Studenti a Tabor. Con gli altri studenti frequentò il liceo classico, molto esigente, tanto che molti non lo finirono. Giovanni invece era uno di quelli che lo finirono. Dopo l’esame di maturità entrò nel Seminario Interno della CM. Passato un anno, cominciò la teologia. Finiti gli studi fu ordinato sacerdote il 3.08.1933. Ricevette l’ordinazione sacerdotale dal vescovo Dott. Gregorio Rožman nella chiesa del Cuore di Gesù a Ljubljana. Insieme a lui sono stati ordinati Max Rupar CM, Luigi Trontelj CM, Martino Tekavc CM e Clemente Mav CM.
Dopo la prima Messa rimase a Ljubljana e dal 14.07.1934 al 21.01.1935 aiutavale suore a Rade?e presso Zidani most, dove in quel tempo c’erano molte novizie. I missionari prestavano il loro aiuto nella formazione delle novizie. Come gli altri missionari così anche Strašek si preparava per le missioni popolari e dal 16 al 23 di dicembre 1934 prese parte a una missione insieme a Mattia ?ontala e Giuseppe Gracar a Stranje. Probabilmente fu la sua unica missione, poiché gia al 21 marzo 1935 partì da Celje per Belgrado. Lì c’era una parrocchia giovine che subì un periodo molto critico a causa del cattivo esempio di Luigi Mav. Lo sostituì Strašek prestando servizio da cappellano e catechista fino al 25 d’agosto 1938, quando lo mandarono a Kosovska Mitrovica, dove svolse prima l’ufficio di cappellano e catechista, poi quello di parroco. Svolse questo ministero dal 26 agosto 1938 fino al 22 luglio 1941. Fu progettata la costruzione di una nuova chiesa, ma le circostanze di guerra interruppero questo progetto. Il 24 luglio del 1941 i superiori lo hanno mandarono di nuovo a Belgrado dove operava fino al 08 settembre 1946. Nel frattempo era ancora parroco di Kragujevac e di Novi Kneževac (Banat).
Quando a Kragujevec, i tedeschi come rappresaglia contro i Partigiani che avevano causato gravi danni, uccisero 2.800 ostaggi tra il 21 e 23 ottobre 1941, tra gli ostaggi sarebbe dovuto esseci anche il sacerdote Strašek, se un comandante tedesco nn lo avesse salvato.L’8 settembre 1946 fu nominato e insediato parroco di Svetice presso Karlovac. Questo monastero dei Paolini accettarono i missionari lazzaristi (vincenziani) nel 1941. P. Lukan era stato il primo parroco, e dopo di lui p. Žakelj, poi seguirono P. Stefano Basti?, P. Martino Tekavc e come ultimo P. Giovanni Strašek dall’ 8 settembre 1946. Dopo l’omicidio del parroco di Ozalj, Dott. Mattia Kranj?i?, P. Giovanni Strašek amministrò lui anche la parrocchia di Ozalj, ma non a lungo.
La sua morte
Quando il giorno della Domenica delle Palme, 30 marzo 1947, dopo aver celebrato la Messa di buon’ora, ritornava da Ozalj a Svetice, incappò nei suoi due uccisori che lo attendevano nel bosco: gli spararono con un fucile da caccia e lo coprirono coperto coi rami, probabilmente ancora vivo; infatti tanti segni hanno dimostrato che ancora si sforzava di sopravvivere, combattendo per la vita. Lo hanno picchiato con il bastone e quando era quasi morto hanno lasciato in cespuglio. Sul posto, sono stati trovati resti di sigarette. È evidente che quelli che hanno ucciso Strašek hanno fumato. Janez Strašek è vero martire, non solo è stato ucciso, ma ha sofferto di torture e percosse prima di morire.

Intanto a Svetice lo aspettava la gente per la Mesa di mezzogiorno. Siccome all’ora stabilita non arrivava e sapevano bene che era molto puntuale, cominciarono a recitare il rosario, dopo di che andarono a cercarlo, ma non lo trovarono lungo strada. Alcuni dicevano che avevano sentito sparare, verso le ore 14, e avevo sentito nel bosco chiedere aiuto. In quel momento Strašek doveva essere ancora vivo, perché quando il giorno seguente, 31 marzo 1947, una donna da Svetice, Dora Lukeši?, a 30 m. dal cammino trovò il cadavere, stringeva in mano una raccolta dei ramoscelli, ai quali si dovette forse aggrappare inconscientemente, quando lo trascinavano giù’. Era stato fucilato alla testa con fucile da caccia. I pallini avevao penetrato il cervello attraverso la cavità della bocca e degli occhi.
Fu sepolto a Svetice.
Fama di martirio
La gente sapeva che in fondo la sua morte era stata causata dall’ inimicizia verso la Chiesa e verso il clero. È restata l’annotazione del Comitato distrettuale del Partito comunista di Karlovac, che, dopo essere arrivata non fece nulla contro i killers, informa il Comitato Centrale del Partito Comunista di Croazia a Zagreb sull’ evento e sulla confessione degli omicidi.

Ecco alcuni stralci del documento: “Quando ritornava da Ozje a Svetice, sulla strada lo aspettavano due membri del Partito Comunista. Lo hanno sparato con fucile di caccia. E poiché il sacerdote non era ancora morto, mio fratello lo ha picchiato con un bastone. Quando morì, lo abbiamo spostato nel cespuglio e coperto con foglie e rami. Abbiamo deciso da soli; essendo questo uomo un bandito, per questo lo uccidiamo. Nella nostra sezione del Partito Comunista abbiamo parlato sulla necessità di trovare qualcuno che uccidesse questo bandito. Io e mio fratello abbiamo deciso di fare questo e di ucciderlo”.

Gli amici che hanno collaborato in questo processo si trovano ora in libertà, non sono in carcere, neanche sono sotto indagine, com’è scritto. Da questo documento si capisce che Comitato centrale di Krakovec è colpevole, mandante di questo crimine. Con il loro odio per Chiesa e per i suoi sacerdoti hanno influenzato alcuni i membri. I sacerdoti erano da loro considerati banditi. I membri del partito di comunista ritenevano di espletare il loro dovere di comunisti, quando uccidono i sacerdoti.

Prima dell’ anno 1991 nessuno osava parlare ad alta voce di queste cose, specialmente sul fatto che il partito aveva incitato alle uccisioni ed era responsabile di questo. Se qualcuno avesse osato parlare, sarebbe incorso subito in grave rischio di andare in prigione.

Solo nell’anno 1991 la Croazia e la Slovenia ottennero democrazia e indipendenza. Per la prima volta si inziò a celebrare la Via crucis lungo la strada dove aveva camminato p. Strašek e dove aveva subito il suo martirio. E da allora si è continuato fino ad oggi.
Dal 1998 in poi, il giorno della Domenica delle Palme alle ore 14 del pomeriggio, i fedeli si radunano a Ozalj, dove P. Strašek celebrò l’ultima Messa. Da lì si va in processione e recitando la Via crucis, si ripercorre il cammino fatto da P. Strašek per l’ultima volta fino di essere ucciso. La processione e la preghiera si concludono a Svetice.

Ogni anno il numero dei fedeli che fanno il Via crucis e celebrano l’ Eucaristia in memoria di P. Strašek aumenta sempre di più. Pregano, cantano, si fermano ad ogni stazione di via crucis, meditano di misteri della Via crucis, della sofferenza di Gesù e anche della sofferenza di p. Strasek.. All’inizio prendevano parte alla Via crucis erano 200 persone. In occasione del 60° anniversario della sua morte si sono radunati 500 fedeli. Nell’anno 2017, 70° anniversario della sua morte si sono radunati per la Via crucis più di 600 fedeli. Essi sono consapevoli che p. Strašek è’ morto come martire e si raccomandano a lui con grande fiducia.

Alla Via crucis del 30 marzo 2007 e alla concelebrazione della santa messa ha presieduto il decano di Ozelje- Lipiskega, il parrocoo di Ozelje Josip Jakovic. In qusta celebrazione hanno partecipato i sacerdoti e fedeli di parrochie, che sono attorno, familjari, confratelli anche da Slovenia e i membri di Casa Slovena a Zagreb.
La S. Eucaristia in occasione del 70° anniversario è stata celebrata il 23 aprile 2017 (Domenica in albis) presieduta dal Mons. Stanislav Lipovšek, vescovo della diocesi di Celje, da dove proviene p. Janez Strašek.
I fedeli della parrocchia di Ozalj e Svetice si raccomandano molto al martire P. Strašek. Il Comune di Ozalj ha intestato una via chiamata con suo nome: Via Janez Strašek. Vogliono anche innalzargli un monumento. Nel Cimitero a Svetice, dov’è sepolto, è stato ereto il mezzobusto di p. Giovanni Strašek in bronzo. L’opinione generale è che il suo corpo non e’ putrefatto.

Chi chiede la beatificazione?
Sopratutto i suoi confratelli, i missionari della Congregazione della Missione di S. Vincenzo De Paoli, sono molto desiderosi di vedere riconosciuto dalla Chiesa il martirio a causa della fede del loro confratello Giovanni Strašek. I fedeli da Svetice con il loro parroco sono molto entusiasti che si possa inziare il processo per la sua Beatificazione e per l’esempio di fedeltà e di eroismo che possa essere dato al paese in questo nostro tempo.

Eventuali miracoli
Per gli eventuali miracoli si sta raccogliendo la documentazione. Sarà necessario approfondire la documentazione e studiarli.

1. Una signora, studiosa della vita e del martirio di P. Janez Strašek ha subito un colpo al cervello ed era rimasta zoppa. IncDieci giorni dopo si è alzata dal letto.
2. Una Lsignora di nome Catterina ha avuto il cancro della tiroide ed è stata operata. Ma poi il cancro è scoppiato al’utero e l’hanno operata. Dopo questo lo hanno scoperto sulla mammella, e quindi è stata prevista una ulteriore operazione. Durante la visita antecedente l’operazione, il tumore era scomparso.
3. Il caso di una dottoressa: durante la gravidanza le hanno scoperto il carcinoma dell’utero e avrebbe dovuto operarsi, rimanendo senza utero e senza il feto. Dopo la preghiera al P. Strašek per ottenere la guarigione, i successivi controlli hanno constatato che il carcinoma non c’era piu’. Ha dato alla luce una figlia che ha ora 5 anni. Dopo di lei ha partorito un figlio.

P. Janez Strašek, CM