Francia 1789
L’inverno del 1788-1789 è molto rigido. La Senna è gelata da Parigi a Rouen. La raccolta è scarsa dappertutto. I prezzi aumentano velocemente. La disoccupazione industriale provoca disordini nella città. I salari diminuiscono dal 20 al 30% mentre il prezzo del pane aumenta della metà. La disuguaglianza tra i privilegiati e i non-privilegiati appare ancora più netta. I nobili e i ricchi borghesi profittano del rialzo dei prezzi. Gli abitanti delle città e i paesani poveri ne sono le vittime e sopportano di più il peso sempre più pesante delle imposte.
Per cercare di rimediare ai disordini sociali, politici, economici che minacciano il paese, il Re Luigi XVI ha convocato per il mese di maggio gli Stati Generali, una grande assemblea composta dalla Nobiltà, dal Clero e dal Terzo Stato (artigiani, operai, contadini).
L’elezione dei deputati avviene in un contesto molto teso.
Il Terzo Stato che, per procedura di elezione, è in minoranza, finisce per imporsi il 9 luglio, dichiarandosi Assemblea Costituente. Ma la Corte non accetta la rivoluzione che è iniziata. Corrono delle voci su un complotto aristocratico. Il popolo di Parigi si arma: si organizza la sommossa. Il 14 luglio 1789, il popolo in rivolta si impadronisce della Bastiglia, simbolo del potere assoluto del Re.
La presa della Bastiglia sarà seguita dall’abolizione di tutti i privilegi nella notte del 4 agosto. Alla fine del mese, la Dichiarazione dei Diritti dell’uomo è votata dall’Assemblea Costituente. Tale dichiarazione, che proclama tutti gli uomini liberi e uguali, appare al mondo come la Carta della democrazia sociale e politica.
Le Suore dell’Ospedale di Angers avevano avuto eco delle riunioni rumorose che eleggevano i deputati per l’Assemblea degli Stati Generali. Il popolo era felice di potere esprimere le sue rivendicazioni e salutava il re come liberatore della Francia. I primi passi della Rivoluzione Francese erano accolti favorevolmente nelle province in cui si era sensibili alla Dichiarazione dei Diritti dell’uomo, all’abolizione dei privilegi, alla prospettiva delle riforme sociali.
Ma la Suore apprendono che il 13 e il 14 luglio sono stati giorni terribili per le due case madri. Dalle due del mattino fino alla sera, San Lazzaro, casa madre dei preti della Missione, è stata invasa e saccheggiata da una banda di 150 briganti. Anche la casa madre delle Figlie della Carità, di fronte a san Lazzaro, ha ricevuto la visita dei Ribelli. Le 98 Suore del Seminario, le
Suore anziane dell’infermeria, terrificate, li hanno visti percorrere tutta la casa.
I membri dell’Assemblea Costituente pensano sia necessario regolare i rapporti tra la Chiesa e lo Stato, poiché i privilegi di cui godeva il clero sono stati aboliti nella notte del 4 agosto e i beni ecclesiali sono diventati beni nazionali il 2 novembre 1789.
A partire dal mese di maggio 1790 si discute all’Assemblea il progetto della Costituzione Civile del Clero. I vescovi e i parroci saranno ormai eletti dal popolo. Diventano funzionari dello stato e sono remunerati come tali. Vescovi e preti devono prestare giuramento alla Costituzione dello Stato francese. Questa riforma sottomette la Chiesa di Francia all’autorità civile, ne fa una Chiesa nazionale, e la separa dalla Chiesa cattolica, apostolica e romana.
La legge è votata il 12 luglio 1790. Il re, debole e indeciso, contro la sua coscienza, sanziona il decreto il 26 dicembre 1790.
Molti preti e alcuni vescovi prestano il loro giuramento. Una forte maggioranza si rifiuta. Il clero è allora diviso in due: i preti “giurati” e i preti “refrattari”. I preti refrattari sono denunciati e deportati o selvaggiamente massacrati.
Il terrore s’installa dappertutto in Francia. Il 21 gennaio, il re Luigi XVI è ghigliottinato.
Le Suore dell’ospedale avevano cercato in tutti i modi di restare al loro posto, ma la cosa non poteva rimanere a lungo inosservata.
Il 2 settembre 1793 venne inviata una petizione alla Municipalità di Angers: bisognava, a ogni costo e il più presto possibile, far prestare giuramento alle suore e far loro abbandonare l’abito.
Il 3 settembre, un gruppo di 15 uomini fu mandato alle porte dell’ospedale per impedire alle suore di uscire e per spaventarle.
Là essi incontrarono la suor servente della casa, suor Antoinette, e altre tre suore, sue assistenti. Le esortarono a prestare giuramento e le avvisarono dei gravi disordini che il loro rifiuto avrebbe generato, dicendo che i poveri malati ne avrebbero sofferto molto.
La loro speranza fu delusa. Le Suore restarono ben salde nelle loro decisioni. Risposero che i decreti concernenti il giuramento non le riguardavano, in quanto esse non erano funzionari pubblici; che l’abito che indossavano era povero e permetteva loro di farsi riconoscere più facilmente dagli ammalati, soprattutto dai più gravi.
Il 5 gennaio 1794 un decreto rese il giuramento obbligatorio per tutte le consacrate: dieci giorni di tempo. Per chi non si sottometteva a questa imposizione, l’unica prospettiva era la condanna a morte.
Tre delle trentasei suore della Comunità di Angers cedettero di fronte alle insistenze. Alle autorità civili dichiararono che molte altre suore avrebbero prestato il giuramento se non fossero state impedite “dai perfidi consigli e dalle cattive parole di Antoinette, la Superiora, di Marie-Anne e di Odile, tutte e tre Suore dell’ospedale”.
Le tre Sorelle furono arrestate la sera stessa, il 19 gennaio 1794 e separate dopo due giorni: Sr Antoinette Tailhade fu condotta alla prigione delle “Penitenti”, le sue Compagne al convento del Buon pastore, trasformato in luogo di detenzione. Il motivo della separazione era quello di eliminare al più presto suor Marie-Anne Vaillot e suor Odile Baugard. La loro tragica morte avrebbe fiaccato la Suor Servente e le altre 33 Suore che fino a quel momento avevano rifiutato di giurare.
Il 28 gennaio Sr Marie-Anne e Sr Odile comparvero davanti al giudice. Sr Marie-Anne fu interrogata per prima: “Di dove sei? Perché sei qui?”
“Non lo so; sarà forse perché ho rifiutato di giurare”.
“Perché hai rifiutato?”
“La mia coscienza non me lo permette. Ho fatto il sacrificio di lasciare la mia famiglia per dedicarmi al servizio dei poveri; ho fatto anche quello di lasciare l’abito religioso e di portare la coccarda nazionale…”
Queste ultime parole irritarono molto il giudice Vacheron. Quando si fu calmato un poco, la Suora riprese a dire con tranquillità e decisione: “Fate di me quello che volete”.
In preda a una nuova esplosione di collera, Vacheron le fece strappare di dosso la coccarda e le chiese con arroganza: “Non sai che i refrattari alla legge sono puniti con la morte?”
Sr Marie-Anne ripeté: “Fate di me quello che volete”.
L’interrogatorio di Sr Odile fu identico e Sr Odile rispose alla stessa maniera di Sr Marie-Anne. Sul loro dossier fu segnata una effe minuscola, che significava: condanna alla fucilazione. Spuntò l’alba del 1° febbraio. Una apposita commissione si recò nella prigione del Buon pastore. Iniziò l’appello di coloro che dovevano essere sacrificati in nome di una ideologia non condivisa. Trecentonovantotto i nomi di quella mattina, nomi cui corrispondeva un volto con gli occhi dilatati per l’orrore, un cuore il cui ritmo sembrava ormai impazzito. Ma il numero delle vittime sarà poi destinato a salire. Ad Angers i morti di quei giorni saranno circa duemila.
I condannati erano condotti al luogo dell’esecuzione legati a due a due. Sorvegliati da soldati a cavallo e da gendarmi, i prigionieri avanzavano per le vie strette e malagevoli. Ai lati del convoglio cigolavano carrette cariche di quei condannati che non potevano camminare.
Sr Marie-Anne era legata alla sua compagna e andava al martirio con passo fermo.
Nel vedere la lunga fila di condannati Sr Odile ebbe un attimo di esitazione e temette di non riuscire ad avere il coraggio necessario a quel particolare momento.
Si appoggiò al braccio di Sr Marie-Anne e la sentì forte, decisa.
“Una corona ci è destinata oggi; non la perdiamo!”, le disse Sr Marie-Anne. Ogni timore scomparve. Il rumore dei passi lenti e pesanti sul selciato copriva le invocazioni che si propagavano lungo la catena dei condannati.
“Santa Maria, prega per noi!”
“Regina dei martiri, prega per noi! ”
“Regina dei confessori, prega per noi! ”
“Santissima Vergine Maria, confido in te!”
E il lungo percorso di tre Km, che conduceva quella singolare processione dalla prigione al luogo del massacro, risuonò di canti e di preghiere.
A un tratto Sr Odile, sfinita dalla stanchezza, cadde pesantemente a terra. Un grido di spavento sfuggì dalle labbra di Sr Marie-Anne che aveva visto alcuni gendarmi avvicinarsi immediatamente, pronti ad afferrare la Suora e a gettarla su una di quelle terribili carrette che fiancheggiavano il convoglio. Sr Marie-Anne la riparò col suo corpo, la rialzò, la incoraggiò e continuò a sostenerla per tutto il resto del percorso. Durante il cammino a sr Odile sfuggì dalle mani il Rosario. Si chinò per raccoglierlo, ma subito uno degli aguzzini le schiacciò la mano con il calcio del fucile. Il Rosario rimase a terra, calpestato, ma non inosservato. Una donna, amica delle Suore, che confusa tra la folla seguiva i condannati, con un gesto rapido raccolse la corona e la nascose con cura. Quando tornò la pace la consegnò alle Suore dell’Ospedale di Angers.
La lunga fila giunse al Campo dei Martiri. Le suore intonarono di nuovo le litanie della Vergine. Quella mattina erano già state effettuate sei fucilazioni; il nuovo gruppo che arrivava faceva parte della settima. Per arrivare davanti alle fosse che erano state loro destinate, le vittime dovettero passare vicino alle tombe di coloro che erano stati fucilati precedentemente, i cui corpi erano ricoperti con pochissima terra. Molti dei condannati chiesero pietà per le Suore, così raccolte nella loro fervorosa preghiera. L’ufficiale Ménard, che comandava il gruppo, spinto dall’emozione, disse alle suore: “Cittadine, siete ancora in tempo per sfuggire alla morte. Avete reso tanti servizi all’umanità… Ritornate nella vostra casa… Non prestate neppure il giuramento. Mi assumo io la responsabilità di dire che l’avete fatto…”
“Cittadino – rispose Sr Marie-Anne – non solo non vogliamo fare il giuramento di cui parlate, ma non vogliamo neanche far credere che l’abbiamo fatto… Se dobbiamo conservare la vita alla condizione che ci viene proposta, vi dichiariamo che preferiamo la morte, anziché comportarci in modo contrario all’amore che abbiamo giurato al nostro Dio”.
Ménard, sconcertato, triste e deluso, diede l’ordine di tirare. Le prime fila dei condannati stramazzarono al suolo, sull’orlo delle fosse dove si erano schierati. L’esecuzione fu lunga. Sr Marie-Anne e Sr Odile furono tra le ultime vittime. Sr Marie-Anne fu solo colpita ad una braccio; rimase in piedi, sostenendo dolcemente Sr Odile sanguinante e inanimata. Con gli occhi rivolti al cielo, continuava a pregare: “Perdonali, Signore, non sanno quello che fanno!”.
Appena finita la scarica, i carnefici si gettarono su Sr Marie-Anne e su quegli altri che, riversi sui bordi, tentavano di rialzarsi. A colpi di sciabola finirono i loro corpi.
Furono Beatificate il 19 febbraio 1984.
Trascorsero due mesi. Nella città di Arras da 138 anni le Figlie della Carità lavoravano tra i poveri e per i poveri. Attualmente ce n’erano sette e si dedicavano all’istruzione gratuita della bambine, alla visita dei poveri a domicilio, all’assistenza agli ammalati. Amate e stimate da tutti, non sentivano neppure la fatica della loro dedizione che conosceva così poche pause.
Ma anche ad Arras giunse la rivoluzione con le sue imposizioni che non ammetteva atteggiamenti contrari. E per le Suore cominciò il lento cammino verso il martirio.
Arrestate come antirivoluzionarie, furono imprigionate prima ad Arras e poi trasferite a Cambrai. Erano quattro: la Suor Servente Sr Maddalena Fontaine, Sr Maria Lanel, Sr Teresa Fantou e Sr Giovanna Gérard.
Al momento di salire sul carro che le avrebbe condotte di fronte al tribunale rivoluzionario, le compagne di prigione le salutavano agitando la mano e dicendo: “Addio! Addio! Arrivederci! Domani toccherà a noi!”.
Ma la Superiora le aveva tranquillizzate, affermando con sicurezza: “No, no! Noi saremo le ultime!”. Quando i carnefici si avvicinarono alle vittime per legare loro le mani dietro la schiena, le trovarono chiuse in una stretta che custodiva e difendeva con tenacia il loro ultimo, unico tesoro: la corona del rosario. Spinti da una forza brutale la strapparono loro di mano e gliela misero attorno alla testa. Così ornate, come le vergini della Chiesa primitiva che durante le persecuzioni andavano al martirio coronate di ghirlande composte di grani di corallo di cui si erano servite per contare le loro preghiere, le quattro Suore salirono la lugubre scaletta della ghigliottina, verso il sacrificio della vita data per la fede. Era il 26 giugno 1794.
Furono beatificate il 13 giugno 1920.
Il Signore ci ottenga, per intercessione della martiri di Angers e Arras, e di tutti i martiri che la nostra epoca sconvolta continua a suscitare, il coraggio di una fede coerente agli insegnamenti del Vangelo. In occasione della XX Giornata Mondiale dei giovani a Colonia, il Santo Padre Benedetto XVI ha detto:
“Una religione cercata alla maniera del ‘fai da te’ alla fin fine non ci aiuta. È comoda, ma nell’ora della crisi ci abbandona a noi stessi. Aiutate gli uomini a scoprire la vera stella che ci indica la strada: Gesù Cristo!”.